Da buon abruzzese sono
sempre stato molto affezionato al “periferico” Pad. 11 che da anni ospita le aziende della mia regione, sono
sempre entrato da li: dalla “Porta Re Teodorico” che in fondo è
anche comoda, visto che è proprio davanti al parcheggio multipiano.
Fino allo scorso anno
erano in molti i produttori abruzzesi a lamentarsi del Pad. 11, forse
il più decentrato, bisogna andarci apposta, poche iniziative, etc.
In parte le critiche
erano strumentali, ma comprensibili: con quello che costa uno stand
al Vinitaly chiunque vorrebbe il massimo della visibilità e dei
riscontri, e comunque diverse aziende abruzzesi hanno abbandonato la
“terra madre” per installare il proprio stand in padiglioni più
baricentrici.
Quest'anno però il vento
è cambiato ed il nostro padiglione è diventato, probabilmente, il
luogo più frequentato, centrale ed innovativo del Vinitaly 2013.
In verità, prima di
parlare dei motivi di successo del Pad. 11, c'è stato anche un altro
luogo che quest'anno ha fatto parlare di sé: l'area “Benessere
DiVino” all'interno della galleria Castelvecchio tra i Pad. 2 e 3,
dove un piccolo numero di cantine consorziate hanno ricreato un vero
e proprio centro benessere per trattamenti a base di vino, con tanto
di sauna, idromassaggio, vasche per vinoterapia e personale
qualificato per i trattamenti! Luci soffuse e rilassanti aromi
nell'aria, insomma un posto per staccare con la convulsa frenesia
tipica del Vinitaly, mi ha fatto piacere trovare anche qui una
cantina abruzzese: l'azienda agricola Matteucci con l'affabile Paola
ed i suoi vini biologici, ma c'erano anche i sorprendenti vini
siciliani della vulcanica Marilena Barbera che nella sua Menfi (AG)
sta facendo un gran lavoro in vigna ed in cantina per produrre vini
in modo il più possibile naturale e tradizionale, e dopo l'assaggio devo dire che le riesce anche molto bene! Ed infine i vini Piemontesi di un altro
amico: l'estroverso Paolo Ghislandi che con la sua Cascina I Carpini,
produce, in provincia di Alessandria, un'ottima Barbera ed un
grandissimo Timorasso, che nelle annate più vecchie da sensazioni
davvero uniche!
Torniamo al Pad. 11,
secondo me i motivi del suo successo sono questi (l'elenco non segue
l'ordine d'importanza):
- nell'Abruzzo vinicolo si respira una nuova aria: i consorzi si stanno dando da fare (spero sotto una regia unica per concentrare le forze in campo), è cambiata la comunicazione del nostro vino: ora è più accattivante, incisiva e moderna, già in primavera era stato creato l'evento “Anteprima Montepulciano d'Abruzzo”, ed ora è stato fatto il colpaccio Rocco Siffredi, che grazie alla cantina Podere Castorani ha fatto in modo che si parlasse del nostro vino rendendo lo stand Abruzzo sempre frequentato da curiosi, giornalisti e blogger, con buona pace dei bacchettoni detrattori della prima ora, che hanno criticato un evento che in realtà si è rivelato, seppur involontariamente, una grande azione di marketing per tutto il Montepulciano d'Abruzzo!
- Sempre all'altezza della situazione lo spazio dell'Enoteca Regionale dove si poteva assaggiare di tutto, anche i vini dei produttori abruzzesi senza lo stand in fiera, il prossimo anno però, per favore, piazziamola nel corridoio tra l'ingresso dalla biglietteria e la porta sul lato opposto verso il Pad. 9 (come fa da anni la Liguria): io che frequento il padiglione da anni e conosco quasi tutti, quest'anno ho faticato per trovarla, figuriamoci chi era li di passaggio! La sala degustazioni dell'Abruzzo è stata abbastanza ricca di eventi con una buona risonanza grazie anche all'associazione “Donne del Vino” d'Abruzzo, ed ai personaggi di notorietà extra regionale che hanno animato eventi e degustazioni (Adua Villa, Alessandro Bocchetti, etc.), un buon ritorno d'immagine è stato portato dalla mostra fotografica di Mario Giacomelli che forse andava supportata a livello mediatico, visto che il visitatore della fiera non viene certo per le mostre! Sicuramente un bel colpo la scelta di portare in Abruzzo lo stand di Radio 24 che ha un grosso bacino di ascolto;
- a fianco agli stand Abruzzo, quest'anno c'era il ViViT con i suoi numerosi vignaioli e produttori di vini artigianali da tutta l'Italia, ma anche sloveni e francesi con vini e chmpagne; l'affluenza di pubblico è stata straordinaria: l'interesse verso il mondo del vino cosiddetto “naturale” sembra non arrestarsi più! Dispiace solo l'aver visto tutti quei produttori ammassati in appena un paio di mq presi d'assalto da centinaia di curiosi ed appassionati, ma tant'è: il “suolo” del Vinitaly costa caro, e forse questo è il compromesso per far partecipare molti produttori che altrimenti non potrebbero permetterselo;
- tradizionalmente il Pad. 11 è anche quello che ospita la Liguria con i suoi interessanti e rari vini, la cui degustazione era fruibile nel pratico ed esaustivo banco di assaggio gestito dall'AIS Liguria, non posso non citare le splendide sfumature dei Rossese di Dolceacqua che riesce a tirar fuori dai suoi vini la pluripremiata Giovanna Maccario: bravissima!
- Qui sono in mostra anche i vini di un'altra grande regione enologica: la Valle d'Aosta, una realtà che conosco molto bene, la frequento almeno 4-5 volte l'anno, ed al di là dell'amicizia che mi lega a molti dei suoi produttori è innegabile che la Vallé abbia ormai raggiunto livelli di assoluta eccellenza seppur in un territorio difficile; sono sempre più numerosi gli estimatori di questi vini che si distinguono per l'intensità degli aromi floreali e per la piacevole freschezza, senza eccedere con il grado alcoolico, insomma vini moderni!
- In questo padiglione c'è anche lo stand della guida “Vini Buoni d'Italia”, che classifica i vini ottenuti da vitigni esclusivamente italiani, qui è possibile assaggiare le eccellenze di tutte le regioni racchiuse in un unico e sontuoso banco di assaggio (mi piacerebbe che fosse un po' più grande...) animato dalla competenza ed affabilità degli amici Laura Franchini ed Andrea De Palma, per di più quest'anno era presente una sezione dedicata alle bollicine di tutte le regioni spumantistiche d'Italia con decine di bottiglie in degustazione.
- E poi c'era un universo di varia “vinalità”: lo stand di un consorzio di produttori bio che annoverava anche l'abruzzese Cirelli con i suoi vini in anfora ed il veneto Riccardo Zanotto con il suo prosecco Colfondo, poi c'erano alcuni consorzi con vini da tutto il mondo: Azerbaijan, Australia, Russia, Georgia.
In definitiva un grande
padiglione con numerosi elementi d'interesse e d'attrazione, la speranza è che siano mantenuti, anzi potenziati, anche per il
prossimo anno, e tutto a favore dei vini abruzzesi che occupano la
maggior parte dello spazio, ma attenzione: questa visibilità
possiamo rovinarcela solo noi, e non sarebbe la prima volta, ci
abbiamo provato anche quest'anno con una disposizione degli stand
piuttosto discutibile, sicuramente peggiore dello scorso anno,
occhio!
Nessun commento:
Posta un commento
Spunti enoici... E gastronomici