sabato 10 settembre 2022

VINITALY 2022: UN'EDIZIONE VIVIBILE E PROFICUA

E’ molto probabile che in tanti non siano d’accordo con questo titolo, ma, oltre alla mia sensazione sul campo durante questa 54ma edizione, la mia convinzione scaturisce anche dall’averne parlato nei mesi successivi con produttori ed addetti ai lavori presenti in fiera.
Indubbiamente è stata un’edizione anomala: era ancora ben presente il Covid, era obbligatorio indossare la mascherina (ma in molti provavano a non farlo) e qualcuno criticava la riapertura nel timore di un’esplosione di contagi, nonostante avessero tutti una gran voglia di ripartenza e ritorno alla normalità. Lo sforzo organizzativo, per un evento così grande già molto complesso in tempi di pace, è stato enorme: capienza ridotta secondo i parametri indicati dalle autorità sanitarie, distribuzione gratuita di mascherine, telecamere anti assembramento, un gran numero di addetti ai controlli di sicurezza per far rispettare tutte le regole, etc. Non dimentichiamo che in tutto il mondo era la paura a farla da padrona, alcuni paesi avevano restrizioni per gli spostamenti ed in molti preferivano non viaggiare per evitare rischi, insomma con tutti questi handicap sarebbe stato lecito aspettarsi una scarsa partecipazione ed una discesa a picco di affari e contatti, ma sembra proprio che in realtà non sia andata così.
Indubbiamente la presenza di aziende e buyer si è ridotta di un 15-30%, a seconda delle categorie e delle aree geografiche, ed anche i visitatori sono stati molto meno e forse con percentuali anche maggiori, quest’ultima evidenza probabilmente è stata ben accolta dai più: il filtro ha agito soprattutto sulla platea dei “disturbatori alcolici” che fanno poco piacere ai produttori ed ai visitatori “educati”.
In ogni caso il giudizio positivo degli operatori è stato generato da un ritmo più lento ed incentrato sulla maggiore umanizzazione delle interazioni, con meno frenesia, maggiori approfondimenti per operatori ed appassionati, ed anche buoni affari: grazie ad una pacata e più ragionata esposizione del proprio prodotto.
Risvolti positivi anche per la futura promozione dei vini, con la possibilità di poter dedicare maggior tempo alle  interazione tra produttori, consorzi e distribuzioni con chi solitamente organizza eventi legati al vino.

Riguardo al mio Abruzzo è stato un piacere vedere una dinamicità forse superiore a quella di molte altre regioni, grazie anche a spazi ed eventi ben curati e molto accattivanti, oltre all’interesse che suscitano i nostri vitigni che escono dagli standard modaioli che probabilmente cominciano a stancare i cultori del buon vino, e, non ultimo, il richiamo del 50ennale della DOC Trebbiano D’Abruzzo ormai di qualità assoluta, grazie anche, tra l’altro, al raggiungimento del tetto del mondo dei vini bianchi per il pluripremiato Trebbiano del nostro Valentini.
Il mio pensiero è sintetizzato nell'intervista che trovate cliccando QUI grazie allo “scherzo” degli amici della testata giornalistica aquilana Virtù Quotidiane, che mi ha intercettato insieme a Carmine De Iure, confratello della Confraternita Del Grappolo e attuale vice presidente di Assoenologi Abruzzo e Molise, durante una nostra perlustrazione a caccia di novità interessanti.

Insomma: il peggio è sempre per chi non c’è stato, e questa volta, forse anche per l’ente fiera che certamente ha dovuto registrare minori introiti, ma che potrebbe anche aver avuto validi spunti per le future edizioni, magari più selettive ed a misura di visitatore ed operatore professionale, fornendo così uno salto  empatico e di minor frenesia, che può solo far del bene ad affari e promozione vinicola.