La pietra dello scandalo è stato proprio il Trebbiano Abruzzese,
infatti in un loro articolo si asseriva che il Bombino Bianco era
esattamente lo stesso vitigno che in Abruzzo è noto con il nome
Trebbiano d'Abruzzo.
In verità questo è un equivoco molto frequente in diverse
descrizioni reperibili in rete, in molti testi anche autorevoli, ed
addirittura in alcune schede descrittive predisposte dalle aziende
vinicole per i loro vini.
E così, per onor di chiarezza, e per dare la giusta
valorizzazione ai vignaioli abruzzesi che hanno saputo valorizzare
questo vitigno tra mille difficoltà e con decenni di duro lavoro, ho
voluto scrivere questa descrizione del Trebbiano d'Abruzzo (il
vitigno, non la DOC!).
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Grappolo di Trebbiano Abruzzese o d'Abruzzo |
INTRODUZIONE E STORIA
In Italia i vitigni genericamente denominati Trebbiano sono
molto diffusi, tanto che rappresentano, nella loro totalità, la vite a bacca bianca più diffusa nel nostro paese (la seconda in assoluto dietro al Sangiovese, che è a bacca rossa).
molto diffusi, tanto che rappresentano, nella loro totalità, la vite a bacca bianca più diffusa nel nostro paese (la seconda in assoluto dietro al Sangiovese, che è a bacca rossa).
Questa categoria di vitigni, nel passato, non è mai stata
classificata con puntualità e sistematicità, probabilmente perchè
allevata in zone rurali povere, dove la cultura enologica è nata in
ritardo e non si è immediatamente compresa l'importanza di
identificare un vitigno con il proprio territorio di origine, il
tutto a favore di altri vitigni che intanto si creavano la loro fama
ed identità.
Tanto è vero che già nel primo secolo D.C., Plinio il Vecchio
nei suoi scritti parla di “Vinum Trebulanum”, e secondo il Prof.
Franco Cercone questo nome proviene da “trebula”, cioè fattoria
o casale, da cui l'aggettivo “trebulanus” che forma l'etimologia
della parola Trebbiano ad indica un vino bianco di campagna,
“paesano”, cioè prodotto ad uso e consumo dei contadini delle
fattorie di campagna.
Per completezza d'informazione è giusto ricordare che il Prof.
Mariano Corino, responsabile della traduzione degli scritti di Andrea
Bacci del 1596: “De Naturali Vinorum Historia Italiae”, spesso
parli di un vino Trebulano, che pare proveniente da Trebula:
l'odierna Treglia in provincia di Caserta.
I trebbiani sono molto diffusi anche all'estero: in Francia per
esempio è noto con il nome di Ugni Blanc o
Saint-Emilion ed è utilizzato per produrre, oltre al vino, anche il
Cognac e l'Armagnac.
In
Italia per distinguere i vari Trebbiano spesso si aggiunge il luogo
geografico di origine o di maggior diffusione.
Le
prime tracce certe della presenza di questo Trebbiano in Abruzzo
risalgono al 1500, ma è molto probabile il vitigno sia stato
coltivato in Abruzzo sin dall'epoca Romana.
Il
Trebbiano Abruzzese è per la regione la varietà a bacca bianca più
diffusa, ed è coltivato su una superficie vitata è di circa 14000
ettari distribuiti sulle quattro province dove, ovviamente, la fascia
costiera la fa da padrona!
Il
Trebbiano Abruzzese o d'Abruzzo è un vitigno autoctono abruzzese,
infatti le evidenti differenze dagli altri Trebbiani (apice, foglia,
forma di grappolo ed acini, epoca di maturazione, etc.), e lo studio
dei suoi cloni analizzati e selezionati (ad es.: clone Trebbiano
Abruzzese I-UBA-RA TRT 27 a cura di Università di Bari e Agenzia
Regionale di Sviluppo Agricolo della Regione Abruzzo, Ref.: M.
Odoardi ed A. Iezzi), gli hanno valso l'iscrizione nel “Registro
Nazionale delle Varietà di Vite” del Ministero delle Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali al Codice n. 332 con ammissione al
Registro del 24/11/1994 e pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana n. 295 del 19/12/1994, in cui tra l'altro,
nella prima riga dell'allegata scheda ampelografica, dove si parla
dei sinonimi, è espressamente indicato che Bombino
Bianco ed Empibotte sono sinonimi errati.
Probabilmente, la granparte della confusione che si è creata con il Bombino Bianco, è
stata generata anche dal disciplinare della DOC Trebbiano d'Abruzzo,
nel quale si legge che le uve che possono concorrere
alla formazione di questi vini sono uve da vitigni Trebbiano
Abruzzese e/o Bombino Bianco... .
E'
possibile che all'epoca, era il 1972, non si avessero gli strumenti
scientifici per distinguere le varietà, ma molto più probabilmente
la cosa fu voluta: infatti in Abruzzo c'erano molti vigneti con il
vitigno Passerina (un autoctono a bacca bianca a cavallo tra Abruzzo
e Marche), e così con quella dicitura si dava la possibilità a
tutti i viticultori abruzzesi di produrre la propria DOC.
Vi
state chiedendo cosa c'entri la Passerina con il Bombino Bianco? Ecco
scoperto l'arcano: il Prof. Leonardo Seghetti, luminare in agronomia
ed enologia di indiscussa fama, in collaborazione con l'Istituto
Sperimentale
per la Viticoltura di
Conegliano (TV) ha pubblicato sulla rivista L'Enologo, n. 11 del 2004 (a firma di G.
Moretti, L. Seghetti, A. Venturi, M. Crespan, L. Lovat e F. Men) i
risultati di uno studio sull'origine di tre vitigni: Pagadebit,
Passerina e Bombino Bianco, dal quale si evince che si tratterebbe di tre biotipi dello stesso vitigno, anche se resta difficile identificare la sua iniziale origine e provenienza.
Così
si capisce il perchè della citazione del Bombino Bianco nel
disciplinare della DOC: in realtà si voleva autorizzare l'autoctono
Passerina, e si spiega anche la diffusione a raggiera del Bombino
Bianco o Passerina, proprio nelle regioni intorno ad Abruzzo e
Marche, e cioè: Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Molise e Puglia, ma
quest'ultima è solo una mia, opinabilissima, considerazione!
Naturalmente
anche il Bombino Bianco, che alcune fonti lo descrivono come
originario del Lazio dopo una probabile importazione dalla Spagna, ha sviluppato nel corso dei secoli alcune caratteristiche
autoctone nei luoghi in cui è storicamente coltivato (Emilia Romagna
dove è chiamato Pagadebit, nord della Puglia, Lazio, etc.).
Con
queste digressioni sul Bombino Bianco, spero proprio che da oggi
in poi nessuno parli più di identità tra i due vitigni, ed anzi:
confido che si comincino a correggere tutte quelle pagine, schede,
siti, etc. in cui è indicata questa errata sinonimia, torniamo ora a
parlare del vero protagonista di questo articolo: il Trebbiano
Abruzzese.
VINIFICAZIONE E CARATTERISTICHE DEI VINI
Il
Trebbiano Abruzzese è un vitigno molto versatile, si ottengono vini
dal colore giallo paglierino, con riflessi verdognoli in gioventù,
di buona acidità, leggeri e non molto strutturati, i profumi sono
floreali e fruttati, all'assaggio si ritrovano gli stessi sentori
olfattivi per poi passare al suo tipico e sfumato retrogusto di
mandorla amara.
Se
vendemmiato al massimo della sua maturazione tecnologica si ottengono
vini di elevato grado alcolico, ma spesso si diradano i sui profumi
caratteristici sia in intensità che in complessità.
Riesce
a manifestare grandissime qualità se coltivato con basse rese e
vinificato con attenzione.
Il
vino, a seconda dell'epoca di raccolta, della metodologia e delle
tecnologie di vinificazione, può dare bottiglie dalla grande
longevità, struttura e corpo, probabilmente impensabili per un vino
bianco, e bottiglie di pronta beva che esaltano un fruttato molto
fresco, di buona intensità e media complessità.
DESCRIZIONE AMPELOGRAFICA
Germoglio:
con apice aperto, sublanuginoso, verde-biancastro, con orli
debolmente rosati.
Foglia:
pentalobata; pagina superiore verde chiaro, opaca, priva di
colorazione sulle nervature principali e secondarie, assenza di
bollosità; denti a base larga, mucronati, medi; seni laterali
superiori a lira chiusa con bordi leggermente sovrapposti, mediamente
profondi, quelli inferiori accennati a V aperto; lobo terminale
retto; pagina inferiore sublanuginosa, di colore verde-grigio;
nervature della pagina inferiore aracnoidee, di colore verde chiaro.
Picciolo:
di lunghezza media-corta, setoloso, di colore verde chiaro, con
striature violacee all'inserzione con il lembo, di lunghezza vicina a
quella della nervatura principale del lembo, grosso, con canale
evidente.
Portamento
della vegetazione:
ricadente.
Grappolo:
piramidale, alato, lungo, grosso, elevato numero di acini.
Acino:
medio, rotondo; buccia di colore verde-giallognolo, poco pruinosa;
polpa a sapore neutro, succosa.
FENOLOGIA
Germogliamento:
medio-tardiva, prima decade di Aprile.
Fioritura:
media, metà Giugno.
Invaiatura:
media, prima decade di Agosto.
Maturazione
dell’uva:
media-tardiva, fine Settembre.
CARATTERISTICHE
ED ATTITUDINI COLTURALI
Vigoria:
notevole; esige potature lunghe e ricche; con il sistema di
allevamento a palmetta irregolare s'esalta la vigoria vegetativa.
Resistenza
ai parassiti ed altre avversità: poco sensibile alla siccità e
discretamente resistente a buona parte delle crittogame, ma
particolarmente sensibile all'oidio.
Affinità
con i portinnesti: ottima con K. 5BB, 775 P. e 1103 P.; buona con
420 A ed SO4; scarsa con 140 Ru. e 110 R.
Esigenze:
si adatta bene a terreni collinari e argillosi.
Articolo davvero interessante. Restano però tante domande, a cominciare dal potenziale enologico del trebbiano abruzzese.
RispondiEliminaIn fondo i "grandi" trebbiani vengono quasi sempre da vitigni misti; si trovano grandi espressioni dell'abruzzese in purezza? E in invecchiamento?
Te ne cito uno per tutti: il Trebbiano di Valentini, Lui dice che è fatto esclusivamente con trebbiano Abruzzese.
RispondiEliminaIn generale bisogna fidarsi di quello che ci dice il vignaiolo, in abruzzo ci sono molti produttori seri ed affidabili, vale la pena credergli!